Sono anch’io una esploratrice degli archetipi!

archetipi

Studiamo quotidianamente la storia dell’uomo, ma la sua origine è talmente antica da essersi persa nelle memorie del tempo.
Tutto ciò che noi siamo stati, che siamo, è registrato nell’inconscio collettivo, e nel super conscio eppure noi impieghiamo anni e fatiche per capire da dove veniamo, per quale motivo ci comportiamo in certi modi. La grande confusione è presto data da sistemi grossolani che stratificati nel tempo hanno resa lontana l’essenza di ogni cosa. Abbiamo creato nel tempo una civiltà miope che scambia l’involucro per il contenuto.

Quando a 23 anni, nel 1869 Frederic Myers scoprì l’inconscio collettivo, potrebbe non aver avuto completa coscienza di quale risorsa egli avrebbe lasciato come eredità ai suoi simili. Egli aveva scoperto che il pensiero aveva molti modi per liberarsi dalle sue prigioni fatte di spazio e di tempo e che il nostro io cosciente è solo una parte piccolissima della nostra più vasta individualità. Egli lo definisce come la punta di un iceberg sopra la linea di galleggiamento che è come la soglia della coscienza. La grande parte giace al di sotto, non si vede.
Da questo inizio si procedette a studiare la parte invisibile dell’iceberg, per fare una scoperta straordinaria: alla base del pensiero vi è una forza organizzatrice e strutturante che è fatta di legami e non di cose legate. Si apre in questo modo uno squarcio fatto di funzioni che funzionano: gli archetipi.

Si tratta di antichi modelli universali, fatti di gesti che si sono sempre ripetuti nella vita dell’uomo, antiche esperienze che diventano strutture energetiche per sempre vive, immortali. Gli archetipi vengono mossi dal pensiero dell’uomo e prendono ad esistere riempiendo le nostre vite, le nostre abitazioni, le strade, gli ambienti …
Il nostro stesso corpo è composto di archetipi.
Siamo sommersi a tal punto che non li distinguiamo. Resi ciechi e sordi dal surplus non scorgiamo questi archetipi nel quotidiano, eppure il nostro copro ne è un esempio. Con questo articolo vorrei aprire un varco nella consapevolezza di come ci siamo persi nel superfluo disimparando a riconoscere tali modelli essenziali. Comprendere come essi funzionano vale a dire padroneggiarli, esserne maestri.

Saper usare gli archetipi significa creare realtà.
rete vita
Il problema è stato alimentato nel tempo continuando a far credere all’uomo che le cose che contano sono quelle che si vedono, che si toccano, perdendosi in questo modo nei vicoli ciechi delle forme illusorie.
Gli archetipi costituiscono l’essenza delle cose che noi abbiamo imparato a chiamare atomi, fotoni, neutroni … e ancora superficie, sedia, tavolo, strada, viso, bocca. Dividendo la nostra capacità di percepire il mondo siamo stati confusi. In realtà esistono solamente 22 funzioni in tutto, dalle quali si sviluppa il mondo intero, dalle più piccole, alle più grandi costruzioni. I 22 segni sacri, gli archetipi, sono mossi dal pensiero, abbiamo detto, quindi vengono usati da un mezzo invisibile, almeno apparentemente. Insomma più andiamo in profondità è più scopriamo che sotto ad un grattacielo c’è una piccolissima funzione, un suono, un numero, una lettera. Si può arrivare in questo modo all’essenza del grattacielo.

Fin dall’antichità sono stati molti i ricercatori che attraversavano le vie di comprensione di tali segreti, ma l’unico maestro sembra essere celato nel posto meno frequentato: dentro di noi.
Il problema primario sembra sia dovuto al semino malefico che co-abita con l’uomo: esso programma il suo veicolo per pensare in modo duale, al bene e al male, al buio e alla luce, all’alto e al basso. Ecco che l’uomo si è perduto nelle dinamiche di che cosa sia giusto e cosa sbagliato, chi ha ragione echi torto e confuso, ha perso di vista il vero significato della vita stessa.

Solleviamo il velo:
MERCOLEDÌ 16 OTTOBRE ORE 21,00 (direttamente a casa tua)

Buona vita,
Monia